La recensione del cortometraggio The Human Voice scritto da Pedro Almodovar e interpretato da Tilda Swinton
Presentato fuori concorso all’edizione numero 77 della Mostra del Cinema, The Human Voice, cortometraggio diretto da Pedro Almodovar vede come protagonista la splendida Tilda Swinton, la quale ha ricevuto il Leone D’Oro da Cate Blanchett.
Tratto dall’omonima opera teatrale del 1930 di Jean Cocteau, che almeno un paio di volte è stata citata dal regista spagnolo, il cortometraggio racconta di una donna che sospetta di essere stata abbandonata dall’uomo che per tre giorni non si fa vedere. Sarà quando riceve la telefonata che la sua follia tenterà a placarsi, anche se…

«All’inizio la donna finge di essere calma e di comportarsi in modo normale, ma è sempre sul punto di esplodere contro l’ipocrisia e la meschinità dell’altro», commenta il regista. Il film «è una lezione morale sul desiderio, anche se la protagonista si trova proprio sull’orlo dell’abisso. Il rischio è una parte fondamentale dell’avventura di vivere e di amare. Il dolore è molto presente nel monologo; come ho detto all’inizio, il film descrive lo smarrimento e l’angoscia di due esseri viventi tormentati per la mancanza del loro padrone.»
Trenta minuti di Almodovar catapultano lo spettatore nella mente della protagonista. Una fotografia azzeccata e una regia propriamente almodovariana fanno dello short film un’opera imperdibile in cui l’amore viene raccontato per l’ennesima volta senza scivolare in stereotipi o luoghi comuni. Come al solito il regista spagnolo si dimostra all’altezza delle aspettative creando un film profondo e illogico, proprio come l’amore.