La recensione di Pieces Of A Woman, il film di Kornél Mundruczó in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia
Pieces Of A Woman è in Concorso a Venezia 77. Diretto da Kornél Mundruczó e scritto dalla moglie Kate Weber, racconta di Martha e Sean Carson, una coppia di Boston, in procinto di avere un bambino. La loro vita cambia durante un parto in casa, per mano di un’ostetrica privata che verrà accusata di aver ucciso la piccola. Da questo evento Martha comincia a vivere un incubo lungo un anno, in quanto deve sopportare il dolore della perdita e al tempo stesso tenere in piedi il rapporto ormai complicato col marito e la madre.
Interpretato da una splendida Vanessa Kirby e un eccezionale Shia LaBeouf, Pieces Of A Woman si apre con una lunghissima sequenza in cui il parto viene rappresentato in modo attento e accurato. La sequenza, chiaramente migliore di tutta l’opera di Mundruczó, mette in risalto la capacità del regista di catturare immediatamente l’attenzione dello spettatore, immergendolo letteralmente nella vicenda. Dotato quindi, di carattere altamente realistico e omogeneo, la scelta del piano sequenza si è rivelata originale e idonea per rappresentare la situazione.

Per tutta la durata della pellicola non si evidenziano desuetudini tecniche, anche se il film a un certo punto risulta carente nel lato narrativo. Tutte le grandi aspettative di Pieces Of A Woman, infatti, crollano nella seconda metà del film, proprio quando i rapporti tra i due personaggi principali cominciano ad allentarsi vertiginosamente. Ci sono delle situazioni illogiche e scelte prive di senso che fanno storcere il naso anche allo spettatore meno attento. Se il film avesse seguito un ordine preciso e non avesse aperto troppe sotto-trame e inserito tre finali differenti, sicuramente sarebbe stato più chiaro. L’idea concepita alla base non è male, peccato che sia stata sfruttata in modo poco consono. Nonostante ciò, le prove attoriali della Kirby e LaBeouf sono imperdibili.